Una donna che si tocca la faccia

Mi tocco la faccia e sono viva

Mi tocco la faccia e sono viva.
E’ strano quanto sia diventato potente questo gesto per me negli ultimi mesi.
A volte siamo così perduti nella staffetta dei ritmi quotidiani che, benchè il nostro vivere sia dimostrato dal risultato delle diverse azioni, ci manca spesso qualcosa: la coscienza di esistere.
Così perdiamo le giornate nella marea delle nostre abitudini, impegni, appuntamenti, oneri e sorvoliamo anche sul nostro viso allo specchio che è diventato così familiare, da rasentare il trasparente.
Ma ora mi tocco la faccia: sono viva.
Non so per quanto, faccio fatica anche a ricordarmi da quanto ma sono viva.
Lo so che sembro drogata e vorreste quello che ho fumato io, ma vi giuro che a parte l’ennesima barretta saltapasto degli ultimi tempi, non ho assunto droga alcuna.
(Comunque, nel dubbio, vado a farne una bella scorta)
Ho calpestato tantissimi giorni senza capire che non sarebbero più tornati, ho glissato sulla sensazione di vuoto che mi riempiva il corpo.
Avete presente quando vi sdraiate dentro ad una vasca d’acqua e piano piano immergete la testa per sentire i suoni attutiti di tutto ciò che vi circonda?
Bene, quella ero io fino a poco tempo fa’.
Non sempre ma spesso.
Riemergevo acchiappando ossigeno nel momento di una gioia lavorativa, quando ero in sintonia con le mie figlie, quando ridevo per qualcosa di divertente, quando piangevo per ciò che mi causava dolore.
(Sì, anche il dolore ci fa’ sentire vivi, non ce lo scordiamo)
Poi tornavo con la testa nell’acqua e mi facevo confortare dal suono sordo della vita.
Non penso neanche di essere stata sempre una buona madre.
La mia presenza era col corpo ma l’anima a volte scappava a nascondersi.
La scusa era sempre la stanchezza o l’assenza di tempo, poi, dopo anni, ho ricominciato a scrivere e mi è partita la febbre e la fame.
Ho sentito di nuovo qualcosa, una piccola fiamma dentro.
Mi sono toccata la faccia accaldata: esistevo di nuovo.
Non solo per le mie figlie e neanche per il resto del mondo: esistevo per me.
Ho fatto un bel monologo quest’oggi ma vorrei che i miei sbagli servissero a qualcun’altro.
Voi non siete il vostro lavoro, non siete le persone che vi circondano, non siete il mercoledì sera all’aperitivo e neanche gli errori che commettete in questo apparentemente eterno respirare.
Certo, siete anche questo, ma prima di tutto siete ciò che amate fare.
Siete la passione che si accende nelle pause del vivere, siete la fatica del sacrificio per abbattere un muro, siete una caduta nell’azzardo ed il volo che ne segue.
Siete vivi cavolo, toccatevi la faccia, adesso, non domani!
Domani è più astratto di Babbo Natale perchè quando esisterà si sarà trasformato in “ora”.
Ora è l’unico tempo certo.
Ora che vi scrivo non so neanche se mi leggerete mai, magari le barrette di oggi a pranzo erano avariate e tra poco cadrò secca, stecchita sul divano (Sulla lapide una foto decente..Please!)
Vi capiterà tante volte ancora di essere assenti da voi stessi, di giocare con i vostri figli senza sentirvi partecipi davvero, di sfiorare persone che potrebbero darvi più di quanto già non possedete, di scambiare un buon libro con l’ennesimo programma spazzatura.
Lo farete ancora, oppure potreste prendere in considerazione il fatto che ,un semplice gesto, potrebbe migliorarvi letteralmente l’esistenza.
Il mondo minerale è immobile, un cespuglio non decide che gesto compiere.
Gli animali si muovono ma ciò che governa il loro quotidiano è dettato più dall’istinto che dalla coscienza.
Noi uomini siamo gli unici in grado di compiere azioni che ricolleghino la consapevolezza di sè.
Noi donne poi, nella fattispecie, dal momento che ci spalmiano da sempre quintali di creme anticellulite sulle cosce, fingendo di credere che avranno un qualche effetto benefico, possiamo tentare anche di togliere quel chilo di più che sta appesantendo l’ anima.
Ve lo dico per l’ultima volta poi non rompo più e corro in bagno a trovare la signora Somatoline: siete vivi, toccatevi la faccia!

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