Rebel Yell – Urlo ribelle
Lui lavora in un bar, tutta la notte.
E’ un locale cupo e fumoso nei primi anni 80.
Ha smesso di studiare poco più che sedicenne ed è scappato da una casa densa di grida e di ricatti.
Non sopporta le convenzioni e mal gestisce le regole.
Il suo unico credo è nella pettinatura, alta ed ossigenata; ribelle.
Vorrebbe fondare una band, ma l’unico posto dove strimpella la chitarra di seconda mano è la sua stanza in affitto, nella periferia di Londra.
Il suo lavoro non gli piace tanto, ma lo fa’ vivere di una vita che gli basta.
Lui non è abituato ad aspettarsi troppo anche se dietro a quel bancone spesso si annoia da morire, intrappolato nei vaneggiamenti idioti degli avventori sbronzi e disperati della notte.
Lei vuol fare la ballerina e sfrutta tutto il suo tempo ad allenarsi, nelle pause dal sopravvivere, servendo i tavoli di quello squallido locale.
Non si rivolgono la parola quasi mai perché si piacciono.
Lui non fa’ fatica a trovare una compagnia per la notte.
Lei è molto schiva ai piaceri della carne: ha scelto di sudare sulla sbarra, davanti allo specchio di una piccola palestra di danza.
I sogni sono molto più metodica ripetizione che nudo desiderio…
Si sfiorano, si odorano, si ignorano, si studiano, si schivano, si cercano.
Lui passa tutto il suo tempo libero a bighellonare per le strade dal tardo mattino al primo pomeriggio: si ferma solo per accendersi una sigaretta chiudendo gli occhi al tepore del sole, mentre la bocca sputa nuvole amare.
Non fa’ nulla per cambiare; nella sua ultima età acerba, perde tempo nella presunzione di essere padrone di un’eterna giovinezza.
Lei insegue i suoi sogni con tutta la forza delle sue dita sbucciate, costrette dentro scarpe di raso salmone.
Oggi ha un provino importante e le batte forte il cuore.
Non ha dormito un attimo per l’agitazione, benché il suo corpo ne avesse un immenso bisogno.
E’ sul palco, col capo fiero ed il cuore in gola davanti a chi deciderà se lanciarla in volo o buttarla dalla rupe.
La musica parte e lei si accende nell’ennesima ripetizione fotocopia di migliaia di sacrifici dentro al suo logoro body rosa, sempre così intriso di sudore da poterlo strizzare.
E’ perfetta e quando la puntina sul disco smette di suonare; ha già nel cuore il verdetto finale.
La sera torna al locale, con la consapevolezza che avrà solo una settimana di lavoro e tanta voglia di festeggiare.
Lo guarda negli occhi e gli sussurra “Andiamo”.
A lui cade il volto dallo stupore. poi gli ridono gli occhi e la prende per mano.
In quei sette giorni d’amore si chiederà spesso come una donna possa essere così fiera anche nel momento del domandare.
Ascolterà le sue grida di piacere e assaggerà una ribellione ben più forte di quel suo ciuffo impomatato.
La rivedrà dopo molti anni, inchiodandosi al bancone per la visione; lui nello stesso locale e lei vestita di strass, in televisione.
“With a rebel yell she cried- more, more, more- “
Grazie… mi hai fatto sognare ancora un po’…