Se vuoi giocare, giochiamo
Se vuoi giocare giochiamo.
Al mondo esistono tre tipi di persone: gli strateghi, quelli che la strategia vorrebbero utilizzarla ma non ne possiedono le capacità, quelli che la conoscono ma rinunciano ad utilizzarla perché son ben consapevoli che costi un sacrificio che spesso non vale il premio.
Il mondo del lavoro è pieno della prima e della seconda categoria e, spesso, vanno avanti i primi.
Il guaio è che, alle aziende, non servono nè i primi nè i secondi ma la categoria di chi fa’ le cose perché ama ciò che fa’ e, lo fa’, non solo per vantaggio individuale.
In famiglia è lo stesso.
Un genitore che ama davvero i figli li cresce senza aspirare all’appagamento personale: non focalizza quindi il suo obiettivo su ciò che gli verrà dato (coccole, gratitudine, attaccamento) ma su ciò che darà lui al figlio (sicurezza, indipendenza, forza) al di là di sembrare, a volte, anche fin troppo severo.
I figli sono di loro stessi e il fatto che siano piccoli, morbidi e carini, non ci dà il diritto di pensare siano bambolotti da controllare a nostro piacimento.
Il nostro compito non è quello di essere amati ma di amarli, a prescindere dal loro amore verso di noi.
Dobbiamo prepararli a sopravvivere alla nostra morte, con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione.
Con i bambini, la strategia del “giocare per educare” viene utilizzata nel modo più letterale del termine.
Sappiamo però che essere genitori è spesso faticoso e non sempre, per quanto mi riguarda, posso dire di arrivare in prossimità della sufficienza (penso che le mie figlie mi odieranno fino ai trent’anni e solo dopo, forse, capiranno quanto le abbia amate, a prescindere dai miei sbagli).
Nelle competizioni d’Ego tra le persone, invece, il giocare è più o meno equivalente alle cornate che si danno due arieti mentre decidono chi deve passare per primo, attraverso un ponte strettissimo.
Durante il corso della vita può capitare che qualcuno ti sfidi e anche che ti voglia far del danno, utilizzando ogni mezzo possibile, incluso il “barare”.
Sono dell’idea che spesso queste persone non si rendano conto che, chi attacca per prevaricare, si fa’ a prescindere molto male.
Oltre alla tristezza creata dalla “guerra nel cuore”, per poter vincere su una persona senza grosse ammaccature, devi essere estremamente consapevole dei tuoi limiti e soprattutto di quelli di chi hai di fronte.
Ho visto diversa gente sfracellarsi nella presunzione di essere migliore, per poi stupirsi quando gli tornava indietro tutto il brutto commesso: anche a me è capitato, in passato.
Mia nonna diceva “Chi semina vento, raccoglie tempesta”.
Aveva ragione: il male genera male.
Se proprio non riesci ad essere buono, sii almeno furbo, lascia stare.
Non esistono scorciatoie; nella migliore delle ipotesi, anche se la tua strategia ti porterà ai risultati sperati, la maschera che avrai indossato per giocare, sarà quella che dovrai indossare per il tempo a venire.
Non so tu ma io, dentro ad una maschera non mia, soffro un po’ di claustrofobia.
In amore, giocare è uno standard.
Penso sia l’unico contesto in cui sia anche molto divertente (senza esagerare in quanto: “Chi troppo gioca, nulla stringe”).
Esistono addirittura dei metodi che aumentano o diminuiscono la possibilità di piacere ad un’altra persona.
Ho letto ultimamente di una lista di 36 domande che sembra faccia innamorare chiunque.
Sono scettica, concedimelo, per una serie di motivi che oggi non riesco a spiegarti ma mi ripropongo di fare prima o poi.
La vera strada per “conquistare” l’altro, passa dal conquistare se stessi.
Discorso lungo questo, che, se vuoi leggere, ho già trattato nel mio libro “Come conquistare un uomo-Davvero”.
Non credo da tempo nella manipolazione come strategia.
Se manipoli una persona, stai manipolando te.
Per manipolare qualcuno, inoltre, devi essere come minimo molto più in gamba di lui.
Io di base, in amicizia e in amore, ho smesso di giocare da un bel po’: ho avuto tantissimo nella mia vita, forse anche troppo, rispetto ciò che ho davvero meritato.
Chiunque entri nella mia vita adesso è libero/a di decidere ogni giorno se andare o restare perché, a mia volta, rivendico lo stesso diritto.
Riguardo a chi mi stuzzica invece, sono in una fase in cui, se mi casca una mela in testa, prima verifico sia matura, poi se abbia abbastanza fame per volerla sbucciare..
Non mi interessa compiere sforzi inutili in attività che tolgono tempo ad altre molto più preziose.
Certo è che, all’ennesima volta che mi sfidi, io ti avverto: “Se proprio vuoi giocare, giochiamo pure…”
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