Donne du du du: il peso della mimosa
La mimosa perde pallini gialli, macchia i vestiti e poche di noi apprezzano il suo odore.
Tra tutti i fiori che potevano essere scelti per festeggiare le donne, penso sinceramente sia il fiore più sfigato; deve averlo scelto per forza un uomo.. 😉
Questo fiore però ha un peso e non mi riferisco a ciò che successe in quella fabbrica, ne al fatto che la sera dell’8 marzo si vada ai balletti degli “uomini unti”.
A dir la verità, sono stufa di quanto vengano banalizzati questi due argomenti.
Io vorrei parlare della quotidianità di una donna e del perché , malgrado si cerchi la parità, “ella” non sarà mai pari all’uomo.
Vorrei parlare dei 28 giorni dopo i quali ci trasciniamo fuori dal letto, con crampi allo stomaco che stenderebbero un dinosauro e con l’umore ormonale altalenante tra il Satana e il Pierrot, ma ugualmente andiamo a preparare la colazione per tutta la famiglia.
“Per me un Brufen liscio, grazie.”
Vorrei parlare delle scoperte scientifiche condotte da scienziati maschi, che hanno divulgato questa notizia secondo la quale il gene dello stiro è maggiormente distribuito sull’elemento umano che fa uso del reggiseno.
Vorrei parlare appunto del reggiseno; quell’attrezzo infernale senza il quale, per talune di noi (non io che lo uso solo per posa) non sarebbe possibile neanche camminare visto il peso delle prosperità sul davanzale.
Vorrei parlare del fatto che si dia per scontato che sappiamo cucinare e, visto che ciò non accade sempre, del fatto che nascano maglie del tipo “puoi essere figa quanto vuoi ma se non sai cucinare la lasagna dove vai”.
Io ve lo dico per esperienza cari maschi: se una donna è figa e sa pure cucinare molto bene, voi probabilmente siete azionisti in qualche multinazionale che va bene e lei può stare a casa a provar ricettine.
E a proposito dell’aspetto fisico: vogliamo parlare dei tacchi?
Le donne li fanno diventare la loro ragion d’essere perché altrimenti non potrebbero mai sopportare di portare borse della spesa che manco Hulk, con quegli attrezzi infernali ai piedi.. Soprattutto dopo aver compiuto una mezza maratona di New York nel corso della giornata.
E vogliamo parlare del lavoro?
Alle donne, dentro agli ambienti professionali, viene spesso lanciato di tutto; dagli appellativi che per il collega maschio mai verrebbero utilizzati, agli inviti velati e meno velati.
Non sempre, ma capita.
Così esse sono diventate agoniste nello sport dello schivare advances e lo fanno con il disagio costante di chi abbia il dubbio di poter avere capito male.
Che poi le donne capiscono male?
Spesso no.
Chiedetelo alle vostre madri quanti magoni hanno ingoiato fingendo di non vedere quando vi facevate del male, cercando di dare un aiuto sincero, mordendosi la lingua per cercare di rimanere in silenzio, di non invadere..
In ultimo vorrei lanciarvi alcune parole quali ceretta, assorbente con le ali.. So che la prima la schiverete al volo piuttosto di farla e la seconda.. Bè, se ha le ali volerà.
Della parola parto ne vogliamo parlare?
Dei maschi che affermano sia una grazia?
È un miracolo è vero, ma non una grazia.
Noi donne fingiamo che sia una grazia perché siamo le uniche capaci di dire una bugia così grande pur di non abbassare la testa davanti al nostro dovere, davanti al Supremo Amore..
Ma non augurerei le mie quasi 13 ore di parto al mio peggior nemico.. Quindi no, non è una grazia.
Oggi è la festa della donna e alle amiche donne io lo voglio dire: siamo sopravvissute alle pubblicità degli assorbenti, potete resistere alle battute sarcastiche sugli spogliarelli e sul fatto che non è un giorno che fa la donna.
Infatti non lo è.
È la Donna che fa la Donna.
Siate donne quindi, non uomini con la gonna.
Nn è un giorno che fa la donna
Troppo vero!