Il Piccolo Principe che parla alla sua rosa

Il piccolo principe, un re, ciascuno di noi

Quando il pilota, col suo aereo da aggiustare, chiese al Piccolo Principe cosa avesse visto della terra, il bambino gli raccontò di quel re che viveva in un pianeta piccolino il cui unico suddito era un topolino, che sentiva squittire la notte.
In questo pianeta, il Re, non aveva popolo da comandare ma non poteva comunque rinunciare all’ambizione di essere un Governante, così passava le giornate ad emettere ordini ridicolmente ragionevoli- tipo quello di dire al sole di sorgere e tramontare- pur di non perdere la sua inclinazione a volersi sentire sovrano.
Il Piccolo Principe, che era solo un bambino, aveva capito benissimo che sotto quella pesante corona si nascondeva un uomo insicuro che aveva paura di trovare un modo per misurarsi con un regno vero.
Sì perché un regno è fatto da diverse persone, ognuna con la sua inclinazione e le sue idee.
Un regno richiede delle leggi che siano giuste e aiutino la libertà di tutti.
Altrimenti?
Altrimenti il popolo potrebbe rivoltarsi.
E se si rivoltasse?
Ci vorrebbero le guardie.
E come si potrebbe pagare lo stipendio alle guardie?
Ci vorrebbero le tasse.
E chi pagherebbe le tasse?
Il popolo.
Ma lo stesso popolo scontento delle leggi create ad uso e consumo di un Sovrano incapace di comandare?
Sì, quello stesso popolo.
Quanto costa l’ambizione di un’unica persona su tutti gli altri quando toglie il valore e l’identità del singolo senza dare nulla in cambio?
Tantissimo perchè è una bugia costruita con la forza.
Siamo tutti parte di un processo e in realtà abbiamo tutti un nostro ruolo in questo nostro piccolo mondo.
La forza che devono usare “i Re” per giustificare le proprie idee, nasce dalla sensazione di ingiustizia che la moltitudine prova ad essere spogliata del proprio essere.
Il Piccolo Principe, che come ho già detto era solo un bambino, aveva scoperto della differenza tra possedere qualcosa e curarla in modo da farla diventare spontaneamente tua.
“E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante..”
Un Re giusto e generoso, che curasse il suo popolo otterrebbe un aiuto senza dover usare la forza e potrebbe godere delle diverse virtù in capo al singolo individuo.
Sì perchè sparsi per il regno vivono il contadino, con la sua frutta matura e il latte fresco di giornata, l’orafo, coi suoi meravigliosi gioielli, il dottore, che conosce il segreto per non fare morire le persone, la donna delle pulizie, che fa splendere il regno tutto il giorno, il musicista, che rallegra le giornate di tutto il popolo ecc..ecc..
Ognuno ha un suo ruolo in questo mondo ed il Re è pari a tutti gli altri solo se fa bene il suo compito: creare quelle leggi giuste, che diano la libertà a tutti di poter essere il meglio di se stessi.
Se non lo fa’ questo Re, con la sua corona ed i suoi abiti di seta, vale meno di tutti perché viene meno al suo unico compito: aver cura del regno.
Per questo, il Re del Piccolo Principe, rimaneva da solo con un topolino al suo cospetto a comandare al sole di sorgere e tramontare..
E, penso io, in quel caso, il popolo di quel Re, viveva sereno in un altro mondo; un mondo pulito, musicale e nutrito.
Un mondo in cui l’aiuto del singolo conta più di tutto perché ognuno di noi, anche senza essere re, può cambiare tante cose.

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