Mi avevi chiesto, mi hai dato..
Mi avevi chiesto di non indossare un vestito con “le balze”, invece, un attimo prima di incontrarti per la celebrazione del nostro matrimonio Continua a leggere →
Mi avevi chiesto di non indossare un vestito con “le balze”, invece, un attimo prima di incontrarti per la celebrazione del nostro matrimonio Continua a leggere →
Il problema del 2016 è che gli uomini se la tirano più delle donne. Continua a leggere →
Che il Principe Azzurro non esistesse, lo dovevamo capire semplicemente guardando le illustrazioni di quei tomi colorati che, da bambine, erano la nostra Bibbia. Continua a leggere →
La libertà ha sempre un prezzo, Federico, e questa nostra convivenza forzata nasce dal fatto che non lo vogliamo pagare.
Passo le giornate dentro una bolla dall’ossigeno contingentato che si chiama vita, persa tra oneri lavorativi, appuntamenti, riunioni, tempo da dedicare a nostro figlio e, quando arrivi a casa, vorrei nuovamente scappare.
Sei magro Federico e, in parte, è anche colpa mia.
Sei magro, ma la tua presenza mi fa’ soffocare.
Parlo da sola nelle stanze e tu mi chiedi cosa abbia detto. Continua a leggere →
Ognuno di noi, durante la sua vita, si è identificato con un Supereroe.
Da piccoli è molto più semplice dare sfogo alla fantasia: i bambini usano i vestiti di Superman a carnevale ma corrono tutto l’anno come fulmini, facendo svolazzare al vento il lungo mantello ricavato da una coperta.
E’ una magia che usano per sentirsi al riparo dalla paura, per sfondare i confini di una realtà a tratti troppo banale, per immaginarsi un domani diverso da quello che viene loro imposto come probabile.
E’ il grande dono di chi ha ancora tanto spazio per sognare di essere migliore.
Io, per esempio, vorrei tanto essere Catwoman, la femme fatale dalle gambe lunghe e i movimenti sinuosi di un gatto. Continua a leggere →
Le parole sommerse sono quelle che non ti ho mai detto.
Quasi come fossi il direttore di una banca strozzina che lesinava su ogni sillaba che usciva dal cuore e mangiava vorace tutto ciò che, per anni, sei stata disposta a farmi cannibalizzare.
Ma tutte le parole che non ti ho mai fatto ascoltare sono così tante che ora che non ci sei più mi premono dentro come fossero il ripieno di un sacco di Juta, così teso, da logorarsi di colpo se non lo riesco a svuotare.
Non so neanche perché abbia deciso di trattenerle tutte a me, di non pronunciarle mai per te, così assetata di sentire, di capire, di vedere ciò che io non ero disposto a mostrare. Continua a leggere →
Lui lavora in un bar, tutta la notte.
E’ un locale cupo e fumoso nei primi anni 80.
Ha smesso di studiare poco più che sedicenne ed è scappato da una casa densa di grida e di ricatti.
Non sopporta le convenzioni e mal gestisce le regole.
Il suo unico credo è nella pettinatura, alta ed ossigenata; ribelle.
Vorrebbe fondare una band, ma l’unico posto dove strimpella la chitarra di seconda mano è la sua stanza in affitto, nella periferia di Londra.
Il suo lavoro non gli piace tanto, ma lo fa’ vivere di una vita che gli basta. Continua a leggere →
L’uomo perfetto è imperfetto; non ti parla come se fosse Humphrey Bogart, non canta come Frank Sinatra e non si veste come un dandy.
L’uomo perfetto è di carne ed ossa proprio come te e si comporta come fossi sua pari e non una delle sue veneri in ginocchio.
L’uomo perfetto ti tratta da donna e non da Maddalena o Madonna.
L’uomo perfetto non distingue il senso dell’umorismo in base al fatto che stia parlando con il suo migliore amico o con te: lui usa lo stesso livello di ironia, per entrambi.
L’uomo perfetto ti fa ridere un sacco ed arrabbiare ancor di più, ma non ha bisogno di un tedioso discorso per dichiarare la pace: gli bastano tre semplici parole.
L’uomo perfetto non ti tratta sempre da Dea, ti porta rispetto ed è gentile; finché non gli viene voglia di sbatterti al muro. Continua a leggere →
Le prospettive sono un paio di occhiali magici che colorano e trasformano le immagini di ciò che percepiamo attorno a noi.
Così in base a chi stiamo diventando, ogni mattina possiamo scegliere di mettere scarpe, vestiti, cappotto ed un paio dei nostri occhiali invisibili.
C’è l’occhiale della rabbia, che trasforma tutto ciò che tocchiamo in polvere nera e ci allontana da qualsiasi persona;
quello della forza, che ci costringe, in una bolla viola di protezione, ad essere sempre più forti di ciò che accadrà; quello della rassegnazione, un grigino topo neanche tanto alla moda che ci circonda mentre, invece di camminare, trasportiamo membra.
Io adoro l’occhiale dell’intenzione, è il mio preferito.
È color oro zecchino e regala un misto tra coraggio, positività e determinazione.
Possiede un’ ottima lente: nasconde le ombre cupe e fa’ brillare di luce amplificata tutto ciò che di buono ci accade. Continua a leggere →
La amo dalla prima volta che l’ho vista.
Era inginocchiata lungo la strada ancora dissestata del dopo guerra; si spolverava la punta delle sue uniche scarpe eleganti.
Un corpo così magro ed esile che ripiegato su se stesso, dava una struggente idea di fragilità.
Come mi sbagliavo…
Lei non è mai stata fragile durante tutti i sessantanove anni che abbiamo camminato insieme.
Neanche quando ha partorito la maggiore delle nostre tre figlie, sul letto disfatto della nostra prima modesta casa.
Si manteneva composta e mai sconfitta anche mentre la sua fronte trasudava tutto il dolore di un parto estremamente difficile.
Ho visto sulla sua bocca tante di quelle sfumature di sorriso da poter accendere un’alba lunga mesi.
Ho visto sul suo volto sguardi così duri e battaglieri che, chiunque abbia mai pensato di poterle infliggere un’ingiustizia, una seconda volta non avrebbe mai avuto il coraggio di ripetere l’errore. Continua a leggere →