Una donna che bisbiglia un giudizio all'orecchio di un uomo

Ciò che pensa la gente

Ciò che pensa la gente influisce su ciò che siamo?
La risposta è no, ma con un grosso MA.
Ciò che pensa la gente influisce spesso su come ci sentiamo e anche su come ci comportiamo.
In un mondo perfetto saremmo tutti impermeabili al giudizio altrui ma la verità è che questa sensazione di libertà non si ottiene se non dopo un percorso piuttosto complesso.
Ciò che governa il mondo è molto più incentrato sull’apparenza di quanto siamo disposti ad ammettere.
Esistono dei codici, dei regolamenti non scritti che condizionano in modo determinante le reazioni altrui; se non fosse così allora potremmo dire che esiste un mondo in cui ciò che pensa la gente non è importante.
C’è un confine però tra “buona creanza” e schiavitù esistenziale.
Andando un po’ a fondo nella questione mi sono accorta che le persone notano più facilmente ciò che stride dentro di esse.
E’ come la storia dell’elefante rosa: io ti dico di -non pensare all’elefante rosa- e tu automaticamente cosa fai?
Ci pensi.
Il nostro cervello non conosce la negazione e lavora massivamente attraverso le immagini.
Supponi di percepire un elefante rosa dentro di te di cui, anche se in modo inconscio, ti vergogni.
E’ probabile che tu acceda al meccanismo della ricerca di una persona con l’elefante rosa più grande, che ti aiuti a fare scomparire il tuo.
In realtà però questo non funziona.
Giudicare gli altri è spesso giudicare sé stessi e il giudizio verso sé stessi è in assoluto quello che fa’ più male.
Tra l’altro accade che spesso il nostro disagio non sia direttamente riconducibile ad un parere negativo altrui.
La nostra paura di essere giudicati ci fa’ immaginare che ciò avvenga quando, in realtà tantissime volte, al tuo prossimo, di ciò che fai non gliene frega proprio nulla!
Ma da cosa nasce la paura del giudizio?
Nasce da un’esigenza ancestrale dell’uomo; quando non esistevano i supermercati, l’individuo sopravviveva solo grazie alla comunità di caccia ed essere accettati dal “branco”, era fondamentale per la sopravvivenza.
Con l’evoluzione questo bisogno si è mitigato e si può operare attivamente affinchè smetta di essere autoboicottante.

La prima regola, forse la fondamentale, che ti posso suggerire è:
– Smettila di giudicare.
Ricordati che “la gente” sei anche tu rispetto agli altri.
Uscendo dal giudizio comincerai a vedere tanti esseri meno giudicanti attorno a te (oltre che, come diceva mia nonna, camperai cent’anni).

La seconda regola è:
– Sii indulgente verso te stesso.
Probabilmente il fatto che tu ti legga spesso in difetto, dipende da canoni esagerati di autodeterminazione.
Puoi rivederli: solo gli stupidi non cambiano idea.

La terza regola è:
– Non devi piacere a tutti.
In qualunque modo ti comporterai, troverai sempre qualcuno che ti farà sentire inadeguato.
Sprecare energie con questi “vampiri esistenziali” significa non poterle utilizzare per ottenere risultati di crescita personale.

L’ultima ma FONDAMENTALE:

– Preoccupati della tua coscienza.
Cerca di fare le cose al meglio delle tue possibilità, non guardare ciò che fanno gli altri; non hai alcun potere sulle loro azioni.
Nel momento in cui sarai la migliore versione di te stesso, si abbatterà automaticamente buona parte del senso di disagio.

Ti lascio con una frase che amo molto:
Eleanor Roosevelt diceva “Nessuno può farti sentire inferiore, a meno che tu non glielo consenta”.

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