L’amore perduto
Giulia e Luca si conobbero ai tempi dell’università.
In realtà solo Giulia andava all’università perchè Luca aveva scelto di lavorare dopo la scuola.
Frequentavano lo stesso gruppo di amici e non si capì mai quando si innamorarono; forse da subito, forse da sempre.
La loro era una storia fatta di musica e di risate, persi in giro in macchina sulle colline di Bologna con lo stereo a mille e i finestrini perennemente abbassati, spesso anche d’inverno.
Luca ballava, rideva e guidava, Giulia cantava stonata con le braccia fuori dal finestrino a mimare il volo di un aereoplano.
Tra di loro esisteva una fame vorace uno dell’altra e non solo in senso fisico: passavano ore ed ore a scambiare i pensieri per poter nutrire il cervello degli stessi impulsi alla vita.
Ma Giulia era un tipo solare e piuttosto espansivo e a Luca, giovane leader della compagnia, la cosa dava piuttosto fastidio.
Non era abituato a sentirsi “in pericolo”, le ragazze facevano a gara per garantirsi le sue attenzioni e lui aveva sempre modellato con facilità i diversi caratteri ad uso e consumo della propria serenità.
Giulia no, lei non si modellava per niente e così Luca passava le notti insonni, nervoso di gelosia.
Non era raro che le prendesse il telefonino dalle mani e controllasse il mittente dei messaggi e delle chiamate.
Lei questo lo detestava ma non mediava mai anzi, esacerbava il tutto parlando dei compagni di studi coi quali si trovava da sola, il pomeriggio, a studiare in biblioteca.
Era una storia d’amore come mille e, quando dico mille, dico mille persone e basta.
Era fresca e rigenerante come lo è solo l’acqua di sorgente quando sei assetato davvero. Era nutrita di ore di risa, di occhi negli occhi e di baci infiniti.
Non parlavano quasi mai di cose banali e non esistevano discorsi noiosi tra i due perchè non erano un uomo ed una donna ma due individui persi uno dentro all’altro.
Il problema fu che erano troppo acerbi ed orgogliosi: per la prima volta avevano conosciuto l’amore e, nell’inesperienza della loro giovane età, nessuno dei due fu pronto a soccombere all’altro generando un semplice compromesso.
Si lasciarono così, senza se e senza ma in una serata d’autunno: entrambi col cuore spezzato, entrambi senza guardarsi indietro.
Passarono gli anni e Giulia si sposò. Luca invece passò da una relazione all’altra, coerente col suo ruolo di latin lover Bolognese.
Si videro dopo alcuni anni, una sola volta, in centro.
Non contarono le prime rughe sui visi più maturi, gli anni passati a sotterrare i ricordi, le rispettive vite perfettamente incanalate.
Erano Luca e Giulia, occhi negli occhi come allora a guardarsi nello sgretolarsi dei rispettivi cuori. Luca e Giulia, sorriso in bocca ma occhi umidi perchè ancora dannatamente innamorati.
E così, per la seconda volta, con la guerra nel cuore, in silenzio, camminarono lontani, verso due diverse direzioni.
Lo fecero con urgenza e tanto disperato sforzo per non soffiare sul loro castello di carte, per tornare a casa ognuno verso la propria finestra.
Ed è proprio da quelle finestre che Giulia e Luca guardano fuori tutte le sere per ammirare la stessa luna che dal cielo li collega.
Ed ogni sera pregano che questa sensazione di assenza se ne vada per poter tornare sereni alle proprie vite, che poi, così dannatamente brutte non sono.
Ma son condannati eternamente e lo sanno, a pagare il prezzo di aver tradito il dono del grande amore perchè troppo persi nell’acerbo ed insensato orgoglio di sè.
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